Oggi le possibilità di investire sulle nuove tecnologie e sulle piattaforme digitali sembrano più numerose che mai. Ma se da un lato le occasioni paiono essere di quelle da prendere al volo, dall’altro i numerosi progetti falliti e le gli alti e bassi di tutto il comparto obbligano alla prudenza. Eppure, innovazione e tecnologia continua ad offrire nuovi strumenti di investimento. Con in testa un obiettivo: più sicurezza e decentralizzazione decisionale. In una parola, le Daico.
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Nonostante la daico rappresenti una delle forme più sicure del suo genere, anch’essa comporta notevoli rischi. Se ad esempio il numero di votanti diminuisce, per un qualsiasi motivo, come il calo di interesse nel progetto, potrebbe venire compromessa la democraticità del sistema. Pertanto, il basso numero di soggetti che detiene i token potrebbero influire le scelte a proprio interesse.
Che cosa sono le Daico?
Si tratta di una versione aggiornata e migliorata delle ICO. Il meccanismo è lo stesso: una startup lancia un crowfunding per raccogliere finanziamenti da destinare ad una nuova criptovaluta, un software, un browser o simili. Ai finanziatori offre uno share in Token, ovvero nella stessa moneta virtuale che si appresta a lanciare.
Ethereum, è infatti fra i progetti fondati su rete bitcoin, più interessanti del panorama attuale, nonché uno di quelli più redditizi. Nato nel 2013 e finanziato nel 2015 proprio attraverso una ICO basata sugli Ethel, criptovaluta legata alla piattaforma, nel 2017 è cresciuto del 13.000% in più rispetto al valore iniziale. Un record.
La differenza rispetto alle Ico
La differenza però rispetto alle ICO sta nel fatto che mentre per le ultime non esistevano cronoprogrammi dettagliati né la possibilità per gli investitori di controllare i progressi dei developer, per le Daico le cose vanno diversamente. I contratti prevedono infatti che coloro che investono denaro nel progetto possano controllare lo stato dei lavori e, nel caso in cui non risultino soddisfatti dei progressi, possono anche ritirare le offerte.
L’attuazione del contratto e la presenza di regole e sistemi di controllo è dunque la differenza maggiore rispetto agli ICO. Anche il fatto che il potere contrattuale non sia nelle mani degli sviluppatori, ma venga spostato verso chi investe nel progetto, rappresenta un passo avanti nella regolamentazione di questi nuovi strumenti commerciali.
Come funzionano le Daico
In sostanza gli sviluppatori di un progetto lanciano la Daico mettendo sul mercato un determinato numero di Token, o moneta virtuale, che gli investitori possono acquistare. Questi però a loro volta possono controllare lo stato dell’arte del progetto e nel caso ritirare le offerte.
Il Tap
Ma non basta, una volta chiusa la Daico, non solo i token possono venire venduti se non al costo effettivo di mercato, così da evitare speculazioni, ma ai finanziatori che hanno partecipato alla Daico viene concessa anche la cosiddetta “Tap”. Si tratta della possibilità di decidere quanti dei Token venduti possano andare agli sviluppatori.
All’inizio il valore della Tap è fissato a zero e, con il passare del tempo, può venire aumentato a seconda delle necessità del progetto e del team tecnico.
Le Daico quindi vengono regolate da un rigido sistema di regole che permette la decentralizzazione del potere decisionale, mai affidato ad un solo gruppo direttivo, minimizzando dunque il rischio di abusi e speculazioni.
Sono sicure?
Forse. Se infatti ad una prima occhiata sembrerebbe quasi scomparso il rischio di investire in un progetto inesistente, perdendo capitali, dall’altro è ancora troppo presto per una presa di posizione definitiva.
In conclusione…
Esiste dunque un margine di miglioramento e la discussione attorno alle Daico è più accesa che mai. Numerose le proposte come ad esempio quella di imporre un limite all’aumento percentuale del Tap, oppure quella di impedire agli sviluppatori in possesso di Token di partecipare alle votazioni.
E già i primi progetti legati a piattaforme bitcoin promettono di lanciare Daico migliorate nei prossimi mesi.
Come The Abyss, gruppo open source basato basato su di una piattaforma next – gen, che asserisce di voler lanciare una Daico 2.0 che preveda fra l’altro, in caso di fallimento, non solo la restituzione del denaro agli investitori, ma anche la distruzione di tutti i Token in circolazione. Non resta che aspettare.
Le prospettive in ogni caso, così come le possibilità, restano tante e tutte interessanti. E il mercato sempre meno legato a forme tradizionali di controllo e marketing. Perché in fondo la vera rivoluzione dei finanziamenti di nuova generazione è proprio questa: meno regolamenti e cavilli, e una più democratica decentralizzazione del potere attraverso la rete.