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Tutti i segreti della Proof of Stake (POS)

, Ultimo aggiornamento: Novembre 19, 2018
POS significato

Immaginate di dover affittare un locale all’interno del quale organizzare una compravendita importante, Ora immaginate di avere a disposizione una serie di edifici fra cui scegliere, ciascuno amministrato da un diverso curatore.

Sceglierete fra tutti, non solo quello che vi offre maggior sicurezza e discrezione, ma anche quello gestito dal manager con maggiori fondi, giusto?

Ora aggiungete un ultimo passaggio: come in una partita a poker, gli amministratori partecipano all’asta, facendo puntate di apertura. E voi siete il banco. Ecco, nell’universo delle criptovalute questa è la Proof-of-stake, altrimenti detta semplicemente PoS.

Disclaimer
La seguente guida non intende incentivare gli utenti al suo utilizzo, si invita pertanto a consultare degli esperti del settore prima di svolgere una qualsiasi attività che richieda l’utilizzo o il movimento di denaro. The Last Loop non si assume pertanto nessuna responsabilità per qualsiasi danno o perdita monetaria degli utenti che leggono il seguente articolo.

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Che cos’è

La PoS, è un algoritmo, un programma criptato a difesa delle blockchain. E ha una doppia funzione: proteggere i nodi all’interno dei quali avvengono le transazioni e convalidare gli scambi stessi. Lo fa affidando la difesa delle blockchain a sistemi – detti forger – che investono nel processo la quantità maggiore di criptovalute. In sostanza ai più benestanti.

C’è però un trucco. Questi infatti hanno la possibilità di ottenere solo un guadagno proporzionale alla percentuale di valuta che hanno scommesso. Non un centesimo di più. Se puntano per un 3%, otterranno non più del 3%.

La discussione è accesa. Ethereum, la compagnia di Vitalik Buterin, ha recentemente reso noto di voler passare alla PoS come sistema di convalida dei nodi per la rete ether, la valuta virtuale legata al gruppo. E per farlo, ha presentato il protocollo Casper. Ovvero, una versione migliorata della PoS.

Nothing at Stake
Il motivo è semplice. Questa, infatti avrebbe un “bug”. il cosiddetto “Nothing at stake” (che in italiano si tradurrebbe come “niente in gioco”). Accade quando si crea una biforcazione lungo una fila di nodi. Ora, se nel bitmining le biforcazioni non possono venire utilizzate per mettere a segno attacchi alla rete, in quanto minare un nodo è un processo dispendioso e nessuno utilizzerebbe risorse per lavorare su di una fila cieca.

Nella PoS le cose vanno diversamente. Proprio per il fatto che basta puntare una certa quantità di token su di un nodo per assicurarsi un guadagno, i forger potrebbero di fatto investire su entrambe le file ottenendo una ricompensa.

Per ovviare a questo, Casper ha un passaggio in più. Attraverso un pool di convalida, chiunque provi a mettere a segno un attacco di tipo “Nothing at stake”, si vedrà requisire la quota di token investita.

Come funziona

Nella PoS tutto gira attorno ai token investiti dai forger. Non ci sono ricompense per i primi a risolvere i puzzle proposti dall’algoritmo. Né la necessità di investire in computer e CPU, o di aggiungersi a pool di miner per riuscire ritagliarsi una parte di guadagno.

La funzione principale dei forger nella Proof of stake è quella di convalidare il nodo. Il protocollo funziona in questo modo: il primo passo per i forger è quello di scegliere un blocco che potenzialmente possa essere aggiunto alla rete. Ma per ottenerlo, se lo devono assicurare. E l’unico modo che hanno per farlo è quello di fermarlo puntando una certa quantità di token.

A questo punto possono iniziare a convalidarne i blocchi, scommettendo una percentuale di token posseduti su quello che scelgono. Se questo dovesse venire aggiunto alla blockchain i forger si aggiudicherebbero uno schare di profitti percentualmente proporzionale alla quantità di denaro investito.

come funziona proofe of stake bitcoin

Vantaggi

E’ più sicuro affidarsi alla Proof of stake? Il dibattito è aperto. Sicuramente uno dei motivi per cui la PoS è stata ideata è per ovviare a quella che viene definita la “tragedia dei beni comuni”. Il termine, in economia e sociologia, rimanda a situazioni in cui numerosi utenti sfruttano un bene a proprio vantaggio, senza però che ne siano state ben chiarite le regole e la divisione delle spese.

Applicata alle criptovalute, questa teoria si riferisce a quando ipoteticamente non vi saranno più miner a protezione dei nodi, a causa dell’assenza o quasi di possibilità di guadagno. Una situazione del genere renderebbe vulnerabile la rete bitcoin e, di fatto, distruggerebbe il valore della valuta stessa.

La PoS potrebbe offrire, in questo senso, una soluzione. Proprio per il fatto di basare la protezione dei nodi sulla percentuale di criptovaluta investita dal forger, rende di fatto troppo dispendioso mettere a segno un attacco vincente.

Inoltre, i forger con percentuali alte che, teoreticamente, potrebbero attaccare i nodi, non avrebbero nessun interesse a farlo. In quanto il fallimento di un nodo equivarrebbe anche ad una loro considerevole perdita di capitale.

Monete che usano la PoS

Intanto, sono numerose le monete virtuali a scegliere la Proof of stake come sistema preferito di convalida della blockchain. Fra le più note troviamo Dash, una fra le prime ad affidarsi alla PoS. Dash, nata sulla base dei bitcoin, è nota per le sue più alte protezioni a livello di privacy e anonimato, e per la possibilità che offre di effettuare transazioni più velocemente. Due aspetti, questi, che hanno fatto lievitare il costo di un token fino ai 300 dollari.

Altra criptovaluta a scegliere la PoS, è Neo, meglio nota come Antshare, è la prima moneta open source cinese. A cui si aggiungono Pivx, sigla che sta significare “Private Instant verified transaction”, OkCash, Navcoin e Stratis.